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Korogocho e le discariche di Napoli
Padre Alex Zanotelli alla PROCULTURA chiude il ciclo “Sentieri per l'infinito”
Franco Isman


Alex Zanotelli

Si è concluso ieri in bellezza, con un teatro Villoresi davvero gremito, l'interessantissimo ciclo di conferenze “Sentieri per l'infinito”, una serie di cinque "perché": perché credere, vivere e morire, soffrire e sperare, amare, lottare.

E nessuno meglio di padre Alex Zanotelli, una vera forza della natura, avrebbe potuto illustrare “perché lottare”. E Zanotelli ha cominciato leggendo, mentre di solito va a braccio, un suo durissimo manoscritto sulla attuale situazione in Italia, ed a Napoli in particolare, parlando dei campi Rom di Ponticelli in fiamme, del nuovo pacchetto sicurezza del ministro Maroni, del razzismo montante, della pervasiva xenofobia, e poi ancora la caccia al diverso, l'ossessione della sicurezza, la nascita delle ronde notturne.

“Mi vergogno di essere italiano e cristiano” aveva detto rientrando in Italia da Korogocho (la spaventosa bidonville a quattro chilometri dal centro della splendente Nairobi), all'approvazione della legge Bossi-Fini. “Oggi doppiamente mi vergogno… di appartenere ad una società sempre più razzista verso l'altro, il diverso, la gente di colore, soprattutto il mussulmano… Mi vergogno di appartenere ad un paese il cui governo ha varato un pacchetto sicurezza dove essere clandestino è uguale a criminale…”.

Poi ha parlato dei diseredati del mondo, dell'11 per cento della popolazione mondiale che consuma l'88 per cento delle risorse (il che significa 68 volte di più del restante 89 per cento - 88:11 fa 8,8; 12:89=0,13; 8,8:0,13=68), di quelli che vivono con un dollaro al giorno, dei 50 milioni di morti di fame all'anno, dello spaventoso aumento del prezzo mondiale dei cereali con milioni di ettari usati per coltivare mais od altro per la produzione del metanolo ad uso automobilistico.

Korogocho  Korogocho la discarica

Ha parlato della sua esperienza a Korogocho, delle bambine di undici anni spedite in centro a Nairobi a prostituirsi, come unico modo per sopravvivere, della loro morte in pochi anni per AIDS, ma anche della loro incredibile fede nella vita. Del ghetto nel ghetto, dove nemmeno gli abitanti della baraccopoli osano entrare, e cioè delle discariche dove vengono buttati i resti già più volte setacciati della opulenta Nairobi e dove un esercito di disgraziati si scatena a ricercare ogni minima particola che possa essere riutilizzata.
E, al rientro in Italia per portare la sua testimonianza, la scelta più logica e conseguente: Napoli con il suo degrado e le sue discariche, dove oggi vive e lotta.

Nel dibattito seguente si è un po' barcamenato nel rispondere su quale fosse la sua opinione sul controllo delle nascite, considerato che si prevede che nel giro di una ventina d'anni la popolazione mondiale possa raddoppiare arrivando a nove miliardi di persone (ma a quel punto, se le cose vanno avanti come adesso, sarà il sei per cento della popolazione mondiale a "magnarsi" l'88 per cento delle risorse !). Giustizia per i diseredati del mondo e non carità: giustissimo, ma giustizia dovrebbe voler dire arrivare ad un consumo uniforme delle risorse mondiali al posto del forsennato squilibrio attuale dove, come si è detto, l'11 per cento consuma l'88 per cento delle risorse. Consumo omogeneo significa che l'undici per cento privilegiato, e noi fra questi, dovrebbe consumare l'undici per cento delle risorse mondiali al posto del'88 per cento attuale: un consumo, e cioè un tenore di vita, otto volte inferiore. Sembra evidente che soltanto un missionario possa essere disposto a un tale sacrificio e non si vede quindi come il futuro possa non prevedere uno scontro feroce fra chi ha, e vuole conservare i suoi privilegi, e chi non ha e vuole partecipare alla suddivisione delle risorse, o anche semplicemente sopravvivere.

Franco Isman


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  24 maggio 2008